Che quel cor, quel ciglio altero
senta amor, goda in mirarmi
non lo credo, non lo spero;
tu vuoi farmi insuperbir.
O pretendi, allor che torni
ai selvaggi tuoi soggiorni,
l'amoroso mio martir. (Parte)
Bel piacer saria d'un core
quel potere a suo talento,
quando amor gli dà tormento,
Ma non lice e vuole amore
che a soffrir l'alma s'avvezzi
e che adori anche i disprezzi
d'una barbara beltà. (Parte)
e il tuo labbro lo condanna;
ei mi guarda e poi sospira
e tu vuoi che sia crudel?
Ma sia fido, ingrato sia,
so che piace all'alma mia;
e se piace allor che inganna,
che sarà quando è fedel? (Parte)
fu la dolce sua compagna,
vola incerta, va smarrita
dalla selva alla campagna
e si lagna intorno al nido
chiare fonti, apriche rive
più non cerca, al dì s'invola,
sempre sola, e finché vive
si rammenta il primo amor.
Il piacer, la gioia scenda,
fidi sposi, al vostro cor.
la sua face accenda Amor.
Fredda cura, atro sospetto
non vi turbi e non v'offenda
e d'intorno al regio letto
con purissimo splendor...
la sua face accenda Amor.
che ne' pregi egual si renda
la sua face accenda Amor.
lunga età non vi contenda,
a scaldar le fredde piume,
a destarne il primo ardor...
la sua face accenda Amor.
Il pastor, se torna aprile,
non rammenta i giorni algenti;
dall'ovile all'ombre usate
riconduce i bianchi armenti
Il nocchier, placato il vento,
più non teme o si scolora;
ma contento in su la prora
va cantando in faccia al mar. (Parte)
Tu sei lieto, io vivo in pene;
che farò? Soffrir conviene
Voi godete; io del mio fato
vado a piangere il rigore.
Così tutta al vostro amore
lascierò la libertà. (Parte)
Fiumicel, che s'ode appena
mormorar fra l'erbe e i fiori,
mai turbar non sa l'arena
e alle ninfe ed ai pastori
bell'oggetto è di piacer.
Venticel, che appena scuote
picciol mirto o basso alloro,
mai non desta la tempesta;
allo stanco passeggier. (Parte)
Passeggier che su la sponda
sta del naufrago naviglio
or al legno ed or all'onda
fissa il guardo e gira il ciglio;
teme il mar, teme l'arene;
vuol gittarsi e si trattiene
Pur la vita e lo spavento
perde alfin nel mar turbato.
Quando un fallo è strada al regno,
non produce alcun rossore;
son del trono allo splendore
Se accoppiar l'incauto ingegno
la virtù spera all'errore,
non adempie alcun disegno,
non è giusto e reo non è. (Parte)
chi finor fu nostro re. (Semiramide si ripone in capo la corona)
Donna illustre, il ciel destina